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Assolutismo

di Irene Zuddas

Forma di regime monarchico nella quale il potere è esercitato da un sovrano che si ritiene libero da controlli e condizionamenti da parte d’istanze politiche e rappresentative superiori o inferiori.
I regimi assolutistici si realizzarono soprattutto nell’Europa occidentale, tra il XVI e il XVIII secolo, in relazione al processo di costruzione dello Stato moderno.
L’assolutismo si strutturava attorno ad un monarca libero da vincoli legali (legibus solutus) tale per grazia di Dio e suo rappresentante in terra.
La sovranità, indivisibile e inalienabile, veniva esercitata sull’insieme dei sudditi ai quali non era permesso porre limiti all’autorità del re. Tuttavia, oltre che dalle leggi divine e naturali, il principe era legato da obblighi ben definiti: “Egli doveva in primo luogo operare per il bene dei suoi sudditi secondo i dettami della giustizia e della religione e mirare alla conservazione delle loro libertà” (Bodin).
Il re era inoltre vincolato da una serie di leggi fondamentali e non scritte dello Stato che non potevano essere da lui modificate in quanto tutelavano la continuità dello Stato stesso. Il monarca si muoveva in un quadro di legalità e di certezze che allontanavano l’assolutismo dalle caratteristiche negative del dispotismo e della tirannide.
Un importante teorico dell’assolutismo fu T. Hobbes, che nel XVII secolo teorizzò una società regolata da un’autorità sovrana depositaria del potere
In Inghilterra le dinastie Tudor e Stuard portarono il paese all’assolutismo grazie soprattutto alla centralizzazione amministrativa e giudiziaria. Il ruolo del Parlamento, a partire da Enrico VIII, venne progressivamente limitato, ma l’assolutismo di Giacomo I e di Carlo I provocò forti tensioni che sfociarono nella rivoluzione del 1640-1648, nella caduta della monarchia, e dopo la restaurazione della famiglia Stuard nel 1660, nella rivoluzione del 1688 che impose rigidi vincoli all’azione dei sovrani, avviando l’Inghilterra verso il costituzionalismo.
LOCKE fece un’importante riflessione sul diritto e sullo Stato, nell’ambito delle grandi trasformazioni politiche che attraversarono la storia inglese del 1600.
In primo luogo si prefigge di confutare la tesi sostenuta da Filmer nel “Patriarca” in cui Filmer difendeva la concezione assolutistica del potere monarchico, sostenendo che esso è stato conferito direttamente da Dio ad Adamo e da questi trasmesso, per successione ereditaria, alle generazioni di sovrani che lo hanno seguito.
Le teorie di Locke potrebbero essere riassunte in questo modo:

  • L’individuo non possiede un generico diritto su tutto, bensì tre diritti naturali specifici (vita, libertà e proprietà);
  • A ciascun individuo spetta il suo, secondo un ordinato disegno della legge naturale che si fonda sulla ragione;
  • Bisogna costruire la società civile attraverso un patto sociale, perché se manca un potere superiore che imponga il rispetto della legge naturale non esiste alcuna garanzia di una tutela effettiva del diritto. Il potere del sovrano non è dunque assoluto, ma limitato alla funzione della tutela dei diritti dei cittadini.

 

31-mag-06

 

 

 

   
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