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Interventi
Riflettendo su modernità e progresso
Benjamin e l'angelo della storia
C'è un quadro di Klee che si intitola
Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di
allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati,
la bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo
aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di
eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su
rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare
i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che
si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più
chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui
volge le spalle, mentre il cumulo di rovine sale davanti a lui al cielo.
Ciò che chiamiamo progresso, è questa tempesta. Walter
Benjamin, Tesi di filosofia della storia, tesi n. 9 |
WALTER BENJAMIN E L’Angelus Novus Chi è Walter Benjamin? Intellettuale tedesco, nato a Berlino nel 1892 e morto tragicamente nel 1940, mentre cercava di abbandonare la Francia invasa dai nazisti. Tentò di innestare temi della tradizione ebraica nel materialismo storico che sostanziava la sua scelta rivoluzionaria. In questo incontro tematizzeremo la sua concezione della storia e del tempo. Perché sono importanti i temi della storia e del tempo? Perché al fondo delle concezioni rivoluzionarie è presente una concezione del tempo che possiamo chiamare lineare-progressiva. La storia è orientata al futuro in un processo di graduale perfezionamento. Questa concezione, di ascendenza ebraico-cristiana (Cullmann, Cristo e il tempo) e agostiniana, ha subìto nel tempo un processo di secolarizzazione nella figura dell’homo faber situato in prospettiva futurologica. Cioè: il senso e il significato delle cose e degli accadimenti umani scaturiscono dalla azione umana di manipolazione e appropriazione della natura e dalla pianificazione progettuale del tempo e della storia (Marramao, Potere e secolarizzazione). Le cose hanno senso se sono viste in prospettiva, se sono orientate a un valore da realizzare, a un bene futuro che viene progettato. Le cose non hanno un valore in sé ma lo acquistano inclinandosi verso quel fine futuro. Perché Benjamin critica questa concezione del tempo? Perché ha un carattere certamente progressivo ma non rivoluzionario. La concezione rivoluzionaria deve contenere un aspetto messianico, non può guardare soltanto al futuro, deve anche salvare il passato, deve salvare il mondo in quanto ha di inopportuno, doloroso e sbagliato, deve salvare la creatura, nella sua limitatezza. Che cosa vuol dire tutto questo? Proviamo a immaginare come si costruisce un futuro buono. Si sceglie un fine, un valore, lo si pone davanti a noi come compito da realizzare. Noi dobbiamo sempre tenere gli occhi fissi su quel fine. Il nostro lavoro consisterà nel trasformare le cose e il mondo in modo da eliminare tutto ciò che non si adegua a quella immagine di bene. Il rischio è che la nostra corsa verso il futuro diventi distruttiva, che non ci curiamo delle cose nel loro valore, che le dimentichiamo, che le annulliamo. Il nostro percorso vittorioso può trasformarsi in un cumulo di macerie, e nella nostra esclusiva attenzione a quel bene da realizzare non sentiamo neppure il lamento di dolore che da quel campo di macerie si leva. Ma allora, come fare perché il passato non si consumi, per non soccombere al disincanto della gabbia d’acciaio e salvare l’esperienza? È necessario correggere la nostra immagine della storia e del progresso. Qui interviene l’immagine dell’Angelus Novus. Quest’angelo va incontro al futuro ma dandogli le spalle. Il suo sguardo è teso a raccogliere e a conservare, a non perdere niente dell’esperienza umana e della storia, a tentare di riscattare il dolore e di ristabilire ogni realtà dimenticata e ogni sconfitto della storia. Per questi motivi Benjamin viene collegato al grande filone della critica alla struttura progettuale della modernità, del carattere strumentale della razionalizzazione, del tempo infuturante che brucia le esperienze passate e presume di plasmare il futuro (Esposito-Galli, Enciclopedia del pensiero politico): Spengler (Il tramonto dell’Occidente, 1918) Mann (Considerazioni di un impolitico, 1918). Interessante potrebbe essere il confronto con Weber (La scienza come professione, 1917) che vede nel processo progressivo di razionalizzazione il destino dell’Occidente. C’è un rapporto tra la discussione di oggi e quella precedente? Ricordiamo come nel Paradiso, gli angeli danteschi non hanno un vedere interciso tra passato presente e futuro, non conoscono astraendo il concetto dalla realtà. L’Angelus Novus di Benjamin ha una visione stereoscopica del tempo (Bodei) vede insieme passato, presente e futuro. Compone e lega il tempo salvando tutto l’essere e il mondo. |