di Gianluca Melis
La crisi che dilaga in tutto l’Occidente nei secoli XVI e XVII spinge le aristocrazie e le borghesie di tutta Europa a cercare nuove soluzioni economiche e politiche.
1) Nei paesi mediterranei ( Spagna, Regno di Napoli) e in quelli orientali ( Polonia) dove sono esigui i ceti mercantili le aristocrazie scaricano il peso della crisi sui contadini, mediante una "rifeudalizzazione" che dà luogo a oligarchie o a deboli monarchie. 2) In Inghilterra, dove sta emergendo un ceto mercantile e commerciale attivo, favorito dalla cultura, dal decadimento dell’aristocrazia, e dalla Corona, la borghesia si impone sulla vecchia aristocrazia e impedisce l’affermarsi della monarchia assoluta. 3) In Francia, dove le rivolte contadine e cittadine minacciano le rendite dell’aristocrazia terriera e impediscono i commerci al ceto borghese, borghesia e aristocrazia si affidano alla Corona, rinunciando ai propri diritti politici pur di vedere garantite le rendite e la sicurezza nei traffici; la Corona, in cambio dell’appoggio ricevuto, difende le proprietà terriere e offre protezioni doganali e incentivi ai borghesi. Queste tre situazioni politiche hanno prodotto esiti diversi ma solo in Inghilterra si sono realizzate le condizioni per l’affermarsi del capitalismo. Origine del capitalismo secondo Max Weber Solo in Occidente la scienza ha raggiunto metodi sistematici di classificazione, razionalizzazione e deduzione. Solo il mondo ellenico ha proposto l’astrazione dei concetti attraverso la matematica ( astronomia babilonese senza base matematica, geometria indiana senza "dimostrazione"). La dottrina politica in Asia era priva della sistematicità aristotelica e degli schemi giuridici propri del diritto romano. Nella musica armonica razionale era assente un sistema di notazione fatta eccezione per la Grecia. Non ci sono tracce altrove di basi tecniche in arte come la soluzione del problema della cupola e l’uso della prospettiva. Solo in Occidente è sorta una letteratura stampata. "Scuole superiori di qualsiasi specie, anche tali da parere esternamente simili alle nostre università o almeno alle nostre accademie, sono esistite anche altrove ( Cina, Islam). Ma solo in Occidente c’è stato un esercizio specialistico, razionale e sistematico della scienza, con la preparazione scolastica dello specialista, in qualsiasi senso paragonabile al significato raggiunto nella nostra civiltà, al significato di un’egemonia". Solo in Occidente si trova una differenziazione netta tra le varie funzioni giuridiche, e il loro coordinamento. Solo l’Occidente è provvisto di costituzioni di "diritti razionalmente statuiti". " E questa è anche la situazione della potenza più fatale della nostra vita moderna: del capitalismo" L’ "avidità di lucro", la "ricerca del guadagno" in sé e per sé non ha nulla a che fare col capitalismo. Questa è la tendenza in all sorts and conditions of men. Il capitalismo si può identificare con l’inibizione di questo impulso irrazionale. Il capitalismo si identifica con la ricerca del guadagno: nell’impresa capitalistica continua, razionale; di un guadagno sempre rinnovato: ossia della redditività. Un atto economico capitalistico deve basarsi sull’attesa di un guadagno consentito dallo sfruttamento della possibilità di scambio, dunque su probabilità di profitto pacifiche. " Ove si tenda razionalmente al profitto capitalistico, l’attività corrispondente è orientata secondo il calcolo del capitale. Vale a dire è inserita nel contesto di un uso pianificato di prestazioni reali o personali al fine di conseguire un profitto in modo che la consistenza patrimoniale (valutata in contanti) della singola impresa calcolata alla chiusura dei conti superi il "capitale" messo in bilancio". In tutto il mondo ci sono stati commercianti all’ingrosso, finanziatori di guerre o pirateria, insomma ogni sorta di speculatori su ogni specie di probabilità pecuniarie. Ad eccezione di commercianti e banchieri erano imprenditori con carattere meramente "speculativo- irrazionale", oppure erano orientati secondo lo scopo di guadagnare secondo l’uso della violenza In Occidente è nata "l’organizzazione capitalistica razionale del lavoro libero". Solo in Occidente esiste " l’organizzazione dell’impresa razionale orientata secondo le prospettive e le risorse del mercato". Fondamentali sono "la separazione dell’amministrazione domestica dall’azienda" perché bisogna avere ben chiara "sia la nostra contabilità aziendale razionale che la nostra separazione giuridica del capitale d’esercizio dal patrimonio personale". Tutto ciò è connesso con la "commercializzazione": lo sviluppo della carta valore e la razionalizzazione della speculazione: la borsa. Il calcolo esatto è possibile solo sul terreno del lavoro libero. E poiché il resto del mondo non ha conosciuto un’organizzazione razionale del lavoro, non ha conosciuto neppure un socialismo razionale. Esistevano altrove forme di economia urbana, il mercantilismo, economia regolata e protezionismo, ma era assente il concetto di borghesia, così pure come quello di proletariato come classe, perché mancava ancora l’organizzazione razionale del lavoro libero in forma di impresa. Il problema, in ultima analisi, non è il dispiegamento del capitalismo che ha avuto luogo in forme assai diverse ma è "la genesi del capitalismo dall’impresa borghese con la sua organizzazione razionale del lavoro libero". Questi sono i motivi e le basi di un concetto che caratterizza la classe che guida e ha guidato l’economia: la borghesia. L’assolutismo. L’assolutismo è il tentativo di razionalizzare le strutture dello stato facendo convergere il potere solo sul monarca ed eliminando i diritti di ogni corpo e ceto dello stato. L’assolutismo, nonostante il nome, concepisce limiti al potere sovrano: "Vi sono tre sorte di leggi che limitano il potere del sovrano senza peraltro intaccare la sovranità. Esse sono: le leggi di Dio, le regole di giustizia naturale e non positiva, e le leggi fondamentali dello Stato" ( Loyseau, giurista francese, 1609). Prima dell’assolutismo era diffuso lo ius commune che collegava i vari diritti presenti nel territorio dello stato. L’assolutismo, concentrando sul monarca la facoltà legittima di creare le leggi, deve quindi combattere lo ius commune . Lo stato moderno in cui non sono ancora stati annullati i diritti compositi è detto stato giurisdizionale. La caratteristica di questa forma dello stato è che i diritti privati o periferici si sono consolidati prima del potere centrale e tentano di resistergli. La teoria assolutistica, invece, parte dalla neutralizzazione di questi poteri periferici ( dei nobili, delle città ecc.) e si sviluppa attraverso una lettura moderna del diritto romano e da una nuova teoria della sovranità che pone il sovrano ( in genere il re) come massima autorità statale. Ha origine durante le guerre religiose europee quando, al fine del raggiungimento della pace, diventava necessario riconoscere un’autorità e una sovranità al di sopra della sfera religiosa. Dato che ogni religione presenta valori totali ed esclusivi, la trasformazione in diritto positivo di tali valori darebbe luogo a conflitti con visioni del mondo diverse. Perciò lo stato dovrà essere laico. In un primo tempo non è possibile parlare di stato assoluto ma solo di governo assoluto ( Francia di Luigi XIV) perché il sovrano emana le proprie ordinanze ( Ordonnances di Luigi XIV, 1667), ma siccome è impossibile che un atto generale del sovrano possa essere applicato uniformemente nelle diverse e concrete circostanze particolari, i giudici dei tribunali locali sopperivano alla lacuna rifacendosi ai diritti preesistenti nel luogo, più concreti (nati nei tempi lontani per risolvere casi quotidiani) e meno universali. Il sovrano emana direttive generali ma poi compone diritti diversi. Solo con la comparsa dei codici , testi normativi completi, e soprattutto con il codice di Napoleone (1804), i giudici potranno seguire una precisa procedura, valida in tutto il territorio dello stato, in campo civile e penale. In un primo momento si hanno quindi un diritto civile e un diritto penale, ma non un codice civile e un codice penale. Da quanto espresso sopra si vede che la teoria dell’assolutismo ha un solido impianto razionalistico e pone limiti al potere del sovrano che quindi non va confuso con un despota. Come si è già detto la convergenza di interessi tra il sovrano e i ceti più abbienti, darà origine in Francia ad aspre rivolte che sfoceranno nella rivoluzione del 1789. Sarà la Rivoluzione francese a realizzare pienamente l’assolutismo politico, perché il nuovo sovrano, che non è più il re ma il popolo attraverso i suoi rappresentanti, eliminerà ogni altra fonte di diritto che non fosse quella derivante dal popolo sovrano. La base del parlamentarismo. Spostiamoci ora in Inghilterra per studiare l’affermazione del ceto borghese che, oppostosi prima all’assolutismo degli Stuart e poi alla dittatura di Cromwell, offrì la corona inglese al re "straniero" Guglielmo d’Orange e contribuì alla nascita del parlamentarismo. La Rivoluzione gloriosa ( 1688), incruenta, portò ad un assetto politico fondato sul consenso, componendo le controversie religiose e i disaccordi politici. Essa stabilì la collaborazione tra i poteri della Corona e del Parlamento. La rivoluzione fu incruenta perché i whigs e i tories davanti al pericolo rappresentato dalle armi francesi, dalla Scozia divisa, e dall’Irlanda perduta si accordarono su una linea di compromesso (i tories, più conservatori, abbandonarono il principio di ereditarietà al trono per diritto divino). Le istituzioni della Chiesa non mutarono e la vittoria dei whigs fu la vittoria dei loro principi di tolleranza religiosa e di resistenza alla Corona quindi in direzione del latitudinarismo e del parlamentarismo. La rivoluzione aveva spostato a favore del Parlamento, l’equilibrio tra potere parlamentare e potere regio. Inoltre i magistrati non poterono più essere trasferiti ad arbitrio della Corona ( posizione della giustizia al di fuori e al di sopra della sfera politica) e fu concessa l’abolizione della censura sulla stampa ( 1695). La Rivoluzione americana. Il 4 luglio 1776, con la Dichiarazione d’indipendenza delle colonie d’America dodici colonie americane ( il rappresentante dello Stato di New York si astiene) danno vita ad un nuovo organismo politico indipendente, repubblicano e federale, fondato sulla sovranità popolare e sul primato rivoluzionario dei diritti dell’uomo. Gli Stati Uniti d’America applicano nella loro Costituzione la divisione dei poteri: il potere esecutivo è affidato al Presidente che è capo del Governo; il potere legislativo è affidato al Congresso ( Camera dei Rappresentanti e Senato); il potere giudiziario è affidato alla Corte Suprema che garantisce e tutela i diritti dei singoli cittadini nei confronti delle leggi approvate dal Congresso. È possibile, infatti che nella concreta pratica legislativa venga promulgata una legge che leda i diritti naturali degli individui, ma quando questo contrasto si manifesta la legge viene abrogata perché se anche il potere democratico, come quello legislativo, non è controllato e limitato si trasforma in tirannia ( "tirannia della maggioranza" Tocqueville), e ciò che limita il potere è il diritto individuale difeso dalla Corte Suprema. È importante notare la differenza che in quel periodo e per tutto l’Ottocento si manifesta tra versante americano e versante continentale dell’Europa, sul punto appena ricordato. In America i diritti individuali sono considerati limite esterno alle leggi interne dello Stato, preesistono alle leggi e le leggi non li fondano ma li garantiscono. In Europa, invece ( dalla Rivoluzione francese) i diritti individuali vengono instaurati dalla legge, sono quindi interni all’ambito legislativo perché non sono riconosciuti anteriormente alla legge, e non è prevista quindi una dialettica tra diritto e legge. Secondo Nicola Matteucci la Rivoluzione americana: 1) non è una rivoluzione sociale ma è l’instaurazione di un nuovo ordine politico ( da notare che non si verifica , durante la rivoluzione americana, quell’avvicendamento al potere di diversi gruppi sociali che caratterizza la rivoluzione francese; in America coloro che danno origine al processo rivoluzionario sono gli stessi che lo compiono); 2) non è una rivoluzione nazionale perché gli stati americani sono giuridicamente diversi ed hanno tradizioni e culture diverse tra loro; 3) non è una rivoluzione che appartiene a quel processo di decolonizzazione così evidente nel Novecento, perché il distacco dall’Europa fu attuato da intellettuali nutriti di teorie illuministiche e dalla filosofia lockiana, mentre nel Novecento il processo di decolonizzazione riscopre radici etniche e culturali diverse da quelle europee.
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